Come un estrattore di succo può cambiare le nostre abitudini alimentari

Che frutta e verdura facessero bene lo sapevamo già tutti. Fin da piccoli le nostre mamme ci spronavano (e a volte anche costringevano) a mangiare alimenti sani per crescere forti ed in salute.

Con il passare degli anni diventiamo sempre più responsabili della nostra alimentazione e dobbiamo decidere se cedere alle tentazioni di una cucina rapida e ricca di calorie e grassi o se vogliamo spendere qualche attimo di più ai fornelli per preparare pasti completi ed equilibrati.

Tuttavia, con i nuovi elettrodomestici che sono stati inventati e lanciati sul mercato, è ora possibile seguire un’alimentazione sana e gustosa senza dover passare troppo tempo in cucina. Tra questi strumenti in grado di aiutarci a ritrovare la retta via non possiamo non citare gli estrattori di succo.

Cosa sono e come cambiano le nostre abitudini in cucina?

Gli estrattori di succo sono chiamati anche “slow juicer” perché, a differenza delle centrifughe, sono in grado di sminuzzare frutta e verdura con un basso numero di giri al minuto: in questo modo tutte le vitamine ed i nutrienti degli alimenti vengono mantenuti intatti e concentrati nel prodotto finale.

Abbiamo già parlato di come frutta e verdura siano elementi fondamentali nella dieta di ognuno, ma con gli estrattori di succo possiamo fare un ulteriore passo avanti. Infatti, in base alle combinazioni di alimenti, i succhi ricavati possono avere delle qualità e delle proprietà uniche: dal succo energizzante, al disintossicante, da quello sostitutivo del pasto a quello per perdere peso.

Insomma sono un concentrato di sali minerali e vitamine e sono privi di tutti quegli zuccheri aggiunti e conservanti che si trovano nei succhi di frutta che si possono acquistare al supermercato.

I micronutrienti: sono i dettagli che fanno la differenza

Se vi informate online sulle proprietà dei succhi ottenuti con gli estrattori a freddo, spesso vi troverete a leggere che sono ricchi di micronutrienti. Ciò non significa altro che i succhi ricavati da questo apparecchio sono un concentrato di sostanze come vitamine, sali minerali, acqua biologica, antiossidanti e oligoelementi.

Inoltre, assumere questi elementi tramite il succo piuttosto che direttamente da frutta e verdura aumenta l’assorbimento e velocizza il processo digestivo. Infatti, i nutrienti contenuti nel succo vengono assimilati in una quantità pari al 65% e bastano una decina di minuti per completare il processo digestivo.

Al contrario, il livello di assimilazione che si raggiunge con frutta e verdura intere non supera il 15% anche a causa della lunghezza della digestione che varia dalle 3 alle 5 ore.

Anche ricercatori e studiosi hanno validato l’efficacia degli estrattori di succo e molti dietologi hanno consigliato di integrare la dieta giornaliera con estratti di succo alternati a porzioni di frutta e verdura intere. A quanto pare le centrifughe hanno fatto il loro tempo e gli estrattori sono i nuovi elettrodomestici di cui non si può più fare a meno.

Con il termoconvettore potrete scaldare anche le stanze più isolate

Il termoconvettore non è altro che un termosifone dalle dimensioni ridotte che funziona senza necessariamente dover essere collegato ad un complesso e costoso sistema di riscaldamento.

Questo elettrodomestico funziona alimentato ad elettricità, acqua o gas, è di dimensioni ridotte quindi può essere facilmente spostato da una stanza all’altra ed è l’ideale per scaldare e rendere accoglienti ambienti chiusi e ridotti.

Ad esempio, se avete una casa molto grande sarete consapevoli del costo di scaldarla tutta, soprattutto se le temperature esterne scendono sotto lo zero. Inoltre, anche se accendete i termosifoni in tutti gli ambienti rischiate che la grandezza del volume complessivo disperda molto calore e sarà necessario moltissimo tempo per poter ottenere la temperatura desiderata.

In questi casi il termoconvettore è una vera e propria manna dal cielo: basta collegarlo alla presa e la stanza si scalda in pochi minuti. E’ l’ideale per il bagno quando volete farvi una doccia o per la camera da letto, per poter dormire sonni tranquilli.

Più semplice a farsi che a dirsi

Come abbiamo detto, esistono tre tipi di termoconvettore: ad energia elettrica, ad acqua e a gas. In tutti e tre i casi il funzionamento è praticamente lo stesso: l’aria calda viene diffusa nell’ambiente grazie al processo convettivo.

Il che significa che l’aria fredda (che normalmente scende verso il basso mentre quella calda tende ad andare verso l’alto) viene aspirata dall’apparecchio che provvede a scaldarla e a rilasciarla nuovamente perché possa salire verso l’alto, attivando cosi un circolo che in poco tempo riuscirà a riscaldare l’intera stanza.

Nel caso del termoconvettore ad acqua, l’aria viene scaldata dall’acqua calda che scorre nei tubi, ma deve essere allacciato al sistema idrico (ed in particolare alla caldaia) per poter funzionare, e lo stesso vale per il modello a gas che deve essere connesso all’impianto del gas.

Il termoconvettore elettrico, invece, è il più comodo e pratico perché necessita solamente di una presa elettrica per funzionare e può essere, così, spostato tranquillamente da una stanza all’altra.

Il ventilconvettore: massimizzate il risultato

Abbiamo appena visto come funziona il sistema convettivo: l’aria calda tende a salire verso l’alto e quella fredda a scendere verso il basso dove viene aspirata e riscaldata dal termoconvettore. Tuttavia questo processo richiede tempo e varia in base alla temperatura e alla grandezza della stanza.

Se avete fretta di riscaldare un ambiente perché avete ospiti o perché le temperature hanno subito un brusco calo, allora sarebbe meglio dotare il termoconvettore di una ventola che acceleri il ricambio dell’aria.

In particolare, la ventola spinge lontana l’aria calda che può, cosi, essere sostituita più velocemente da quella fredda. L’unica pecca di questo sistema è che, oltre a muovere l’aria, la ventola tende a spostare anche molta polvere: per questo motivo è importante che i filtri dell’elettrodomestico siano sempre perfettamente puliti.

Storia della macchina da caffè: dagli albori a oggi

Oggigiorno siamo abituati a poter scegliere tra moltissimi tipi di macchine da caffè diverse ed ognuna produce un caffè diverso per intensità e quantità.

Ad esempio, alla tradizionale moka italiana, si sono aggiunte le varianti americane e europee di macchine automatiche e semi-automatiche, a cialde di carta, con filtri più o meno grandi, a capsule e alcune sono perfino in grado di macinare i chicchi di caffè in tempo reale.

Nonostante ora il caffè sia una delle bevande più comuni e apprezzate in tutto il mondo, rimane una prerogativa prettamente italiana ed il vanto della nostra tradizione e della nostra cultura.

Probabilmente oggi siete abituati a bere almeno due o tre caffè al giorno: alla mattina appena svegliati, dopo pranzo, in pausa studio o lavoro, in compagnia o da soli; si sa, ogni scusa è buona.

Ma vi siete mai domandati quale sia la storia della macchina da caffè che noi utilizziamo con tanta facilità e disinvoltura ogni giorno? Scopriamola insieme

Le origini: un’invenzione tutta italiana

L’attribuzione del brevetto della macchina da caffè è discussa. Il torinese Angelo Moriondo nel 1884 progettò la prima macchina da caffè di cui si ha traccia e la presentò nello stesso anno durante l’esposizione universale.

Tuttavia, il merito della diffusione e produzione industriale della macchina da caffè viene attribuito a Luigi Bezzera che rivendicò il brevetto nel 1901. Inizialmente queste macchine non erano molto diffuse a causa dei costi elevati e della scarsa conoscenza delle masse che erano ancora all’oscuro dell’esistenza di tale invenzione.

Bisogna aspettare gli anni venti e trenta perché gli uomini d’affari inizino ad investire in trovate pubblicitarie e si rendano conto dell’enorme potenzialità delle macchine da caffè ed iniziassero a commercializzarle in bar e locali.

Il processo di perfezionamento non finisce mai

Dopo la seconda guerra mondiale ci fu un boom economico in tutti i settori, compreso quello delle machine da caffè. Fu Achille Gaggia il primo a sperimentare la macchina a leva anziché a vapore per ottenere una “crema caffè” più densa e sostanziosa.

All’inizio degli anni 50, poi, compaiono i primi distributori automatici che altro non erano che carrelli trasportabili su cui era caricata una bombola a gas che fungeva da caldaia per la macchina del caffe. Con questa i baristi ambulanti potevano circolare per le strade ed offrire il sollievo di una pausa caffè a molte più persone.

Dal 1975 in poi inizia l’era elettronica e da lì in poi tutte le nuove modifiche apportate a questi apparecchi sono state mirate ad aumentarne la rendita e l’efficienza.

Gli ultimi modelli di macchine da caffè si contraddistinguono per un design ricercato e particolare e per una praticità assoluta. Basti pensare che le ultime notizie parlano di macchine da espresso portabili che, a quanto pare, non avrebbero bisogno di fuoco o corrente elettrica per preparare il caffè.

Mettete la salute dei vostri capelli al primo posto

Molto spesso ci intestardiamo a comprare decine di prodotti diversi per la cura dei capelli e ad andare molto frequentemente dal parrucchiere quando per preservare la salute dei nostri capelli basterebbe davvero poco.

Badate bene, non stiamo suggerendo di trascurare la cura per la propria chioma, ma stiamo mettendo in guardia contro lo spreco di tempo e soldi in prodotti costosi che risultano inutili se non rispettiamo delle semplici regole base.

Infatti, è molto importante non sottovalutare l’impatto di un buon asciugacapelli (o di uno scadente) sui nostri capelli. Un phon azzeccato e di qualità è uno strumento fondamentale per mantenere in capelli in buona salute e ridurre il numero di prodotti specifici necessari a riparare danni e secchezza.

Ogni dettaglio conta: scegliete il modello più adatto a voi

Oltre alla potenza, ciò che fa davvero la differenza tra un asciugacapelli e l’altro è la tecnologia. Troppo spesso basiamo la scelta dei phon professionali sul prezzo piuttosto che sulle sue caratteristiche, ma vedrete che una volta provato un asciugacapelli di qualità non potrete più farne a meno.

Le tre tecnologie principali che un phon può avere sono: gli ioni, la ceramica e la tormalina. La tecnologia a ioni è particolarmente indicata per chi ha i capelli lunghi: infatti, gli ioni negativi sono in grado di scomporre la molecola d’acqua in particelle di dimensioni più piccole, asciugando cosi il capello più velocemente ma mantenendolo morbido e umido all’interno.

Ceramica e tormalina, invece, permettono di evitare che il capello si secchi a causa dell’eccessivo calore. Questi due elementi, infatti, fanno sì che la temperatura dell’aria prodotta dall’asciugacapelli non sia troppo elevata e si mantenga costante.

Anche l’occhio vuole la sua parte

Gli accessori sono importanti quanto l’asciugacapelli stesso. In commercio si possono trovare un gran numero di diversi beccucci che permettono di ottenere effetti diversi e personalizzati.

Generalmente la confezione dovrebbe includere un concentratore ed un diffusore. Il concentratore è un beccuccio più stretto da applicare sulla punta del phon che permette di concentrare tutto il calore sulla spazzola o sul pettine, facilitando così il processo di lisciatura dei capelli.

Chi ha i capelli ricci, invece, dovrebbe sempre utilizzare il diffusore che permette di rallentare il getto d’aria e di non rovinare il boccolo sparandovi contro un flusso d’aria troppo forte.

Esiste, poi, un beccuccio per l’asciugatura rapida che potenzia la velocità e la temperatura dell’aria e uno indicato per le messe in piega che favorirà il concentramento del flusso d’aria per poter maneggiare i capelli e lavorarli con più facilità.

E’ importante saper riconoscere gli accessori e le tipologie di phon più indicate in base al nostro tipo di capello. Come abbiamo detto all’inizio, un asciugacapelli azzeccato può aiutarci moltissimo a preservare i capelli sani e forti e può farci risparmiare molti soldi che altrimenti dovremmo investire in prodotti per riparare i danni.

Tutto ciò che dovreste sapere sulle lavastoviglie

Le lavastoviglie sono ormai diventate un elettrodomestico di uso comune: è difficile, infatti, trovare una cucina nuova che non sia già dotata di una lavastoviglie incorporata. E se invece ancora non l’avete è arrivato il momento di abbandonare le vecchie abitudini di lavare i piatti a mano di farsi tentare dalle comodità della vita moderna.

Non è vero che la lavastoviglie consuma più acqua rispetto al lavaggio a mano, dipende chiaramente da che modello e programma scegliete, ma esistono molte opzioni che vi permettono di risparmiare acqua e tempo.

Pensate a quando avete dieci o quindici amici a cena, o a tutti i parenti in casa vostra durante il pranzo di natale o per riunioni di famiglia: lavare tutti i piatti a mano sarebbe impensabile e una lavastoviglie vi semplificherebbe notevolmente la vita e vi permetterebbe di godervi la compagnia dei vostri cari senza dover fare continuamente la spola tra cucina e sala da pranzo.

Full size, slim o mini? Una misura per tutte le esigenze

L’elemento principale da valutare al momento dell’acquisto è la dimensione della lavastoviglie. In commercio esistono principalmente tre modelli: full size, slim e mini. Chiaramente, la grandezza dipende dalle vostre esigenze.

Se vivete da soli o con il vostro compagno e spesso siete a pranzo e cena fuori, allora una lavastoviglie mini sarà più che sufficiente. Questo modello può contenere tranquillamente tre o quattro coperti (forse anche qualcosa in più se ben organizzata) e ha generalmente consumi piuttosto bassi.

La lavastoviglie slim potrebbe essere definita una via di mezzo tra la mini e la full size ed è indicata per famiglie di tre o quattro persone.

Infine, la full size è il modello più grande, adatto per famiglie molto numerose, per chi ha spesso ospiti a pranzo o a cena, o per chi ama cimentarsi in cucina ma finisce inevitabilmente per utilizzare e sporcare decine di piatti e pentole ogni volta.

Consumi e funzioni: sfatiamo i miti

Come abbiamo detto, non è necessariamente vero che la lavastoviglie incasso consuma più acqua di quella utilizzata per lavare i piatti a mano. Infatti, il carico d’acqua di un ciclo di lavastoviglie giornaliero e quello impiegato per lavare i piatti dopo colazione, pranzo e cena più o meno si equivalgono.

Per massimizzare il risparmio assicuratevi di optare per modelli di classe energetica A+++ che, oltre a consumare poca acqua, ridurranno anche i consumi elettrici. Un altro trucco per ridurre lo spreco d’acqua è utilizzare il lavaggio ecologico.

Non tutte le lavastoviglie sono dotate di questa funzione e, chiaramente, più programmi l’elettrodomestico ha più il prezzo sale, ma forse vale la pena investire qualche euro in più per l’acquisto iniziale per risparmiare poi alla lunga sui consumi di acqua ed energia elettrica.

Oltre al lavaggio ecologico, le ultime lavastoviglie permettono di scegliere anche la durata del risciacquo e sono dotate di programmi delicati per non rovinare ceramica e cristallo.

Ecco perché i semi di chia non dovrebbero mancare nella vostra dieta

Ultimamente si sente spesso parlare dei semi di chia: cerchiamo di capire insieme che proprietà benefiche anno e come e quando assumerli. I semi di chia vengono ricavati dalla Salvia Hispanica, una pianta che cresce naturalmente in Sud America ed in Messico, e vengono utilizzati già da centinaia di anni dalle popolazioni autoctone.

In Europa il commercio di questi semi è stato approvato e legalizzato solo nel 2009, ma in pochi anni abbiamo assistito ad un boom delle vendite e ad un’impennata nel numero di dietisti, food blogger e personal trainer che ne esaltano le qualità e spingono i propri clienti e appassionati ad introdurre questo alimento nella propria dieta.

Mille ed una proprietà

Ma perché tutto questo scalpore? A quanto pare, i semi di chia sono ingredienti piccoli ma ricchissimi di proprietà benefiche e nutrienti fondamentali per l’organismo. Ad esempio, 100 grammi di semi contengono circa il 19% del nostro fabbisogno giornaliero di calcio; sono poi ricchi di omega3 (all’incirca 20 grammi in 100 grammi di semi), di ferro, potassio e vitamina C.

Per quanto riguarda quest’ultima, pensate che 100 grammi di semi di chia contengono una quantità di vitamina C sette volte superiore rispetto a quella contenuta nelle arance. Inoltre non possiamo dimenticare minerali come zinco, magnesio e selenio di cui questi semi sono estremamente ricchi.

Infine, da non sottovalutare è l’importante presenza di aminoacidi (essenziali per la creazione delle proteine) e di antiossidanti (100 grammi di semi di chia contengono il quadruplo degli aminoacidi presenti nei mirtilli).

Come e quando assumerli per massimizzarne i benefici

Vista l’altissima quantità di nutrienti e le innumerevoli proprietà benefiche, potremmo tranquillamente affermare che chiunque potrebbe trarre beneficio dall’assunzione di questi semi (che tra l’altro hanno un basso apporto calorico, non contengono glutine e sono privi di colesterolo e zuccheri semplici).

Tuttavia, chia semi possono essere utilizzati per combattere alcune patologie specifiche: aiutano a regolare la pressione sanguigna, a tenere sotto controllo il livello di colesterolo cattivo, e possono essere assunti da coloro che desiderano perdere peso che, grazie a questo ingrediente, saranno in grado di introdurre i nutrienti essenziali per l’organismo.

Per quanto riguarda la modalità di assunzione, i semi di chia possono essere aggiunti praticamente ovunque: possono essere mangiati crudi o cotti, aggiunti al muesli o ai cereali al mattino, mischiati in mezzo a paste o insalate, incorporati all’impasto di torte, muffin o pane fatto in casa, utilizzati come guarnizione per dolci e più o meno qualsiasi altro uso che vi possa venire in mente. In aggiunta, possono durare per anni nella vostra dispensa (se ben chiusi in un contenitore) senza che vadano a male.

Insomma, a quanto pare le popolazioni indigene dell’America Centrale e Meridionale avevano scoperto il segreto della longevità: sembra che non ci sia assolutamente nessuna controindicazione all’assunzione dei semi di chia che non faranno altro che migliorare la vostra salute e il vostro equilibrio fisico.

Umidificatore può migliorare la qualità dell’aria e ridurre il rischio di malattie respiratorie

L’umidificatore è un nuovo elettrodomestico che svolge una funzione che, fino a qualche anno fa, veniva compiuta da dei piccoli contenitori di coccio posti in prossimità dei termosifoni: il funzionamento era semplice, il calore del termosifone faceva evaporare l’acqua contenuta nelle ciotoline che andava così a riequilibrare il livello di umidità nell’aria.

Bene, l’umidificatore funziona con lo stesso principio. Come suggerisce il nome, il compito di questo apparecchio è di ripristinare un normale livello di umidità negli ambienti della casa ed evitare che l’aria si secchi troppo per via del riscaldamento. Un ambiente troppo secco può causare problemi di salute e non è indicato per chi soffre di allergie o infiammazioni alle vie respiratorie.

Dove e quando serve? Non tutti ne sentono il bisogno

Se prestaste attenzione e faceste affidamento su tutte le pubblicità da cui veniamo bombardati online, sui giornali, in televisione o per radio, vi ritrovereste la casa intasata da migliaia di oggetti e strumenti inutili.

Lo stesso vale per l’umidificatore: certamente questo apparecchio ha delle funzioni che possono migliorare la qualità dell’aria ma bisogna capire se ne avete effettivamente bisogno. In linea di massima, se abitate in una casa o in un appartamento indipendenti non dovreste aver bisogno di un umidificatore.

Infatti, in queste circostanze, potete tranquillamente regolare la temperatura del riscaldamento a vostro piacimento ed evitare che l’aria si secchi troppo. In case indipendenti, perciò, la funzione di umidificazione può essere svolta dalle ciotoline colme d’acqua poste vicino al termosifone di cui parlavamo prima.

La storia cambia se, invece, vivete in un condominio con riscaldamento centralizzato che si attiva a temperature ed orari predefiniti che non dipendono dalla vostra volontà. In questo caso potreste trovarvi a vivere in un ambiente molto caldo (anche troppo per i vostri gusti) e a dover, quindi, trovare un modo per riequilibrare la composizione dell’aria nel vostro appartamento.

Un’altra situazione in cui potrebbe essere molto utile acquistare un umidificatore è qualora abbiate bambini o persone anziane in casa: per salvaguardare la loro salute potreste dover mantenere delle temperature piuttosto elevate e un umidificatore sarà, allora, fondamentale per prevenire allergie o infiammazioni delle vie aeree.

Ad ognuno il suo

Esistono fondamentalmente tre modelli di umidificatori in commercio: a evaporazione, a ebollizione e ad ultrasuoni. Queste tre tipologie si differenziano per prezzo ed efficacia.

Gli umidificatori ad evaporazione sono i meno efficaci e i più economici e funzionano senza dover essere collegati alla presa elettrica. I modelli ad ebollizione hanno bisogno dell’ausilio elettrico, sono piuttosto rumorosi e producono umidità tramite la creazione di vapore acqueo. Le prestazioni e il prezzo di questi apparecchi sono nella norma.

Infine, gli umidificatori ad ultrasuoni rappresentano il top di gamma: sono piuttosto costosi ma garantiscono risultati eccellenti anche a temperature piuttosto basse poiché l’evaporazione dell’acqua viene causata dalle vibrazioni provocate dagli ultrasuoni.

Con il soffiatore adatto, anche i lavori più noiosi diventeranno stimolanti

Vi sarà sicuramente capitato di trovarvi a spazzare mucchi e mucchi di foglie e aghi di pino che in autunno sembra non finiscano mai di riversarsi nel vostro giardino e nel vialetto d’ingresso. Tentare di ripulire tutto a mano o con l’ausilio della scopa è praticamente impossibile e richiede moltissimo tempo e impegno.

Fortunatamente esiste uno strumento che in pochi attimi risolverà il vostro problema e vi permetterà di passare il resto delle vostre giornate autunnali in maniera più piacevole: stiamo parlando del soffiatore.

Per chi non ne avesse mai sentito parlare, il soffiatore è un apparecchio dalla meccanica piuttosto semplice che permette di soffiare via le foglie cadute al suolo e di accumularle in cataste che possono poi essere tranquillamente raccolte e gettate via o riciclate per farne concime.

I diversi modelli: per tutte le tasche e le esigenze

Non tutti i soffiatori sono uguali. Una caratteristica che può variare da un modello all’altro è il modo in cui dev’essere portato. Mi spiego; esistono fondamentalmente tre tipi di soffiatori che possiamo distinguere in base a questa caratteristica.

Abbiamo i soffiatori a braccio che non pesano più di tre chili, si maneggiano tranquillamente grazie alla maniglia ergonomica e generano circa 600-700 metri cubi d’aria. Questo modello è adatto per la pulizia di aree piccole come cortili e terrazzi.

Abbiamo poi i soffiatori a zaino: raggiungono i 10 chili di peso e sono indicati per la rimozione delle foglie da giardini e aree verdi di dimensioni medio-grandi. Infine, abbiamo i soffiatori a ruote: troppo pesanti per poter essere sollevati manualmente, generano un getto d’aria sufficientemente forte da poter ripulire in poco tempo parchi e giardini di dimensioni molto ampie.

La funzione di aspirazione incorporata? Una marcia in più

Un altro elemento discriminatorio che ci permette di catalogare i diversi soffiatori è il tipo di alimentazione. In commercio troviamo essenzialmente due tipologie di soffiatori che si differenziano per questo motivo: i modelli a benzina e quelli elettrici.

Come suggerisce il nome, i soffiatori elettrici funzionano solo se collegati ad una presa; sono, perciò, limitati dalla lunghezza del cavo e dalla presenza di un generatore di corrente.

Per questo motivo, i modelli a benzina sono più indicati per la pulizia di giardini molto ampi o di aree isolate o lontane da prese elettriche. Una variante dei soffiatori elettrici è costituita dagli apparecchi ricaricabili: sono leggeri e funzionali, non necessitano di un cavo sempre collegato, ma hanno un’autonomia limitata e devono essere attaccati alla corrente dopo ogni utilizzo.

Un’ultima caratteristica che può rendere un aspiratore ancora più utile è la funzione di aspirazione: in questo modo non solo potrete ripulire il giardino da tutte le foglie, ma sarete anche in grado di farle sparire direttamente aspirandole con il soffiatore senza dovervi poi preoccupare di raccogliere tutti gli scarti accumulati e di trovare il modo di disfarvene.

A tutto volume con l’amplificatore: godetevi a pieno la vostra musica preferita

L’amplificatore è un apparecchio che permette di indirizzare la musica e i suoni provenienti da una fonde come telefono, lettore CD, registratore o cavo AUX, e di smistarli ed amplificarli tramite le casse.

Ciò significa che l’amplificatore non è uno strumento fine a se stesso, ma deve essere valutato all’interno del complesso sistema HiFi per poterne determinare la qualità e i risultati. Infatti, bisogna prestare molta attenzione al momento dell’acquisto perché, a meno che non siamo degli esperti, è molto facile sbagliarsi e farsi ingannare da marche costose, accessori extra e design accattivanti.

L’elemento più importante di questo apparecchio è senza dubbio la qualità con cui incanala e amplifica i suoni perciò è fondamentale provarlo prima di decidere di comprarlo.

Ce n’è per tutti i gusti

Esistono diversi tipi di amplificatore: stereo, per auto, per chitarra o per basso. Quando parliamo di amplificatori per strumenti musicali si apre un mondo fatto di decine di modelli e marche; tuttavia, anche in questo caso è fondamentale fare la scelta giusta che dovrebbe essere basata sulle vostre reali capacità e potenzialità di musicisti.

E siate onesti con voi stessi. Se sull’onda dell’entusiasmo doveste decidere di acquistare un amplificatore sopra i 50 W per farne semplicemente un uso domestico potreste trovarvi delusi dal suono distorto prodotto poiché l’apparecchio non risulterebbe adatto a spazi di grandezza limitata.

Nel caso degli strumenti musicali, paradossalmente la qualità dell’amplificatore è più importante di quella dello strumento stesso: il che significa che potreste trovarvi a produrre un suono migliore con una chitarra mediocre ma con un amplificatore di buona qualità piuttosto che il contrario.

Sempre nel mondo degli strumenti, potreste trovarvi a scegliere tra amplificator valvolare e transistor: il primo è di qualità nettamente superiore ma anche il secondo garantisce un risultato soddisfacente pur constando decisamente meno.

Ingressi ed uscite: parte di un sistema

Come abbiamo detto, l’amplificatore non è altro che una componente di un sistema più complesso. Il che significa che tutte le parti dell’impianto devono essere di qualità medio-alta per poter ottenere un suono soddisfacente.

Un sistema per distinguere tra amplificatore e amplificatore è valutare quanti ingressi ed uscite abbia: per quanto riguarda gli ingressi i principali sono il cavo AUX, il giradischi, il lettore CD, il lettore musicassetta ed il registratore. Mentre le uscite possono essere per cuffie o casse. Generalmente il consiglio è di optare per un numero non eccessivo di ingressi ed uscite e, quindi, di valutare attentamente quali usate più frequentemente.

Infine, in commercio potrete trovare sia amplificatori integrai che amplificatori finali: i primi sono già dotati di tutte le componente necessarie per poterli collegare sia alla fonte che ai diffusori in uscita (casse, cuffie ecc.); i secondi, invece, devono essere collegati a dei preamplificatori per potersi integrare con l’impianto totale e poter svolgere la loro funzione.

Rasoio elettrico o regolabarba? Siete sicuri di conoscere le differenze?

Anche gli uomini oggi vogliono sempre apparire curati ed impeccabili: anche se decidono di lasciare crescere la barba, la tengono comunque costantemente sotto controllo e regolata cosicché l’effetto barba incolta sia il risultato di cure e attenzioni continue (anche l’incolto non deve superare una certa lunghezza o livello di trasandatezza per rimanere fashion).

Se invece la barba lunga proprio non fa per voi e siete tra coloro che ogni mattina appena svegli si radono, allora avrete già compiuto il passaggio da schiuma e lametta a rasoio elettrico. Questo apparecchio è molto più comodo e veloce dei classici metodi di rasatura e permette di regolare la lunghezza della barba e di ottenere un risultato impeccabile in pochi minuti.

Quanti modelli esistono?

In commercio esistono essenzialmente tre tipi di rasoio: a testine, a lamina e a motore lineare sonico. Il rasoio elettrico a testine ha una forma ergonomica ed è in grado di adattarsi alla forma e alle curve del biso garantendo una rasatura perfetta in ogni angolo. I modelli più moderni sono addirittura dotati di tre testine rotanti che non si lasciano sfuggire nemmeno un pelo.

Il rasoio elettrico a lamina permette sia di regolare la lunghezza della barba sia di radersi completamente; l’unico neo è che a volte risulta un po’ più difficile radere i punti più difficili o meno visibili allo specchio. Infine, il rasoio elettrico a motore lineare sonico è in grado di emanare micro-pulsazioni che sono in grado di catturare anche i peli più corti alla prima passata. Chiaramente, questo modello è il più avanzato ed efficace ma anche il più costoso.

I rasoi elettrici possono essere confusi con il regolabarba, ma il risultato che si ottiene con i due strumenti non è lo stesso. Il rasoio elettrico si usa principalmente per una rasatura completa e lascia la pelle liscia, mentre il regolabarba, nonostante permetta di ottenere una rasatura completa, è più indicato per regolare la lunghezza della barba piuttosto che per disfarsene completamente.

Ma non è finita qui…

A seconda del modello di rasoio che scegliete, dovreste controllare che vi siano determinati accessori inclusi nella confezione. Alcuni rasoi philips si ricaricano collegandoli alla presa elettrica: in questo caso dovrebbero essere provvisti di un cavo da inserire nella presa. Se, invece, funzionano a batteria, la confezione dovrebbe contenere delle batterie di ricambio.

Altri accessori utili sono la spazzolina che permette di rimuovere tutti i peli rimasti incastrati nella testina (operazione noiosa ma fondamentale per non inficiare l’efficacia del rasoio), la custodia da viaggio dove riporre il rasoio durante le trasferte di lavoro o i viaggi di piacere, e le testine di ricambio.

I ricambi spesso non sono inclusi nel pacchetto iniziale e le testine originali tendono a durare a lungo nel tempo; tuttavia, prima o poi vi ritroverete costretti a sostituirle, soprattutto se usate il rasoio molto frequentemente.

Tutte le novità sui piani cottura

Il piano cottura è un elemento che non può mancare in cucina. Parlare dell’utilità che può avere è perfettamente inutile perché chiunque conosce l’importanza che questo elemento ha in cucina.

Se state cercando qualche informazione o se state pensando di cambiare il vostro vecchio piano cottura, in questo articolo troverete un breve riassunto delle diverse tipologie in commercio e dei pro e contro di ogni modello. Iniziamo!

I modelli ad induzione ideali per una cucina moderna: pensiamo al design

I nuovi modelli di piano cottura sono quasi tutti senza fiamma. Il più recente ed innovativo è il piano cottura ad induzione: funziona tramite corrente elettrica e permette di concentrare tutti il calore sulla pentola senza disperderlo nell’ambiente e lasciando il piano relativamente freddo – diminuendo così il rischio di scottature.

Il piano ad induzione si scalda in tempi brevissimi, garantisce una buona efficienza energetica ed è molto semplice da pulire (qualità da non sottovalutare).

Per contro, le pentole in rame ed in alluminio non possono essere utilizzate (vanno bene solamente quelle a fondo ferroso) e i costi sono piuttosto elevati: oltre al prezzo elevato del piano ad induzione in se’, anche i consumi elettrici non sono da sottovalutare. Inoltre, non si possono utilizzare mestoli in metallo e chi portasse pace-maker o defibrillatore dovrebbe consultare il medico prima di acquistare questo modello di piano cottura.

La variante elettrica: old but gold

Sempre parlando di piano cottura senza fiamma, non possiamo esimerci dal nominare i fornelli elettrici: oltre al classico piano elettrico, possiamo oggi trovare il piano cottura elettrico con radiante alogeno e quello in vetroceramica.

Il piano elettrico classico non è più molto utilizzato: sicuramente ha il vantaggio di funzionare senza il collegamento gas e non costa molto; tuttavia, è una soluzione un po’ datata, è molto lento a scaldarsi, generalmente possiede al massimo quattro piatti e ha un alto consumo energetico. Inoltre, bisogna pulirlo costantemente perché non si ossidi ed è facile scottarsi perché non si vede la fiamma e i piatti tendono a mantenere il calore a lungo.

Il piano elettrico con radiante alogeno è dotato, come suggerisce il nome, di lampade alogene che scaldano i piatti. Consuma meno rispetto la variante classica perché le lampade permettono di raggiungere temperature molto alte in breve tempo, ma richiede l’uso di pentole specifiche (a fondo liscio e opaco) e le temperature estremamente alte raggiunte dai piatti aumentano il rischio di scottature.

Infine, il piano elettrico in vetroceramica trasmette il calore alla pentola per induzione e sopporta temperature e pesi elevati. Tuttavia, quasi il 50% del calore viene disperso in questo passaggio ed il piano è piuttosto delicato: nonostante sia perfettamente liscio, resistente e facile da pulire, bisogna prestare attenzione alla forza con cui vi si appoggiano sopra le pentole; una mano un po’ troppo pesante potrebbe causare la rottura immediata dei piatti.

Robot tagliaerba: con o senza filo perimetrale? Vediamo insieme i pro e i contro

Quando parliamo di cura del giardino e delle piante ognuno ha la sua personale opinione e i pareri degli esperti a volte divergono sulle raccomandazioni e le precauzioni necessarie per avere un giardino perfetto.

A meno che non siate degli appassionati o amiate prendervi cura personalmente di ogni minimo dettaglio verde della vostra casa, sicuramente apprezzerete qualsiasi aiuto esterno che vi permetta di poter dedicare meno tempo ed attenzione alla cura del prato. In questo caso, un’opzione è affidarsi a dei giardinieri, la seconda alternativa è acquistare un robot tagliaerba che falci il prato al posto vostro.

Chiaramente non tutti i robot sono uguali e la scelta dello strumento dipende da un numero di elementi: grandezza e conformazione del giardino, pendenza del prato, costi ed esigenze personali.

In questo articolo non cercheremo di fornirvi consigli su quale robot acquistare e perché, lo scopo sarà, invece, darvi una spiegazione chiara e precisa sulle differenze tra due modelli di robot tagliaerba che sentirete nominare molto spesso se state pensando di acquistarne uno: il modello senza filo perimetrale e quello con.

Robot senza filo: automazione totale

Il robot tagliaerba senza filo perimetrale è anche chiamato robot automatico. Il che significa che dopo che l’avrete programmato una prima volta, il robot sarà in grado di eseguire lo stesso compito ogni volta che vorrete in completa autonomia e, una vota completato il lavoro, tornerà da solo alla base per ricaricarsi.

Questa tipologia di robot è molto comoda per chi è spesso fuori di casa: può essere infatti programmato per orari e giorni predefiniti in modo che quando tornate a casa possiate trovare un prato ordinato e curato.

I robot senza fili non hanno bisogno di molti interventi umani e sono perfettamente in grado di falciare con precisione millimetrica anche i giardini più scoscesi e con conformazioni particolari grazie alle quattro ruote motrici e ai numerosi sensori che gli permettono di evitare gli ostacoli.

Robot con filo perimetrale: per una precisione millimetrica

La maggior parte dei robot tosaerba presenti sul mercato sono dotati di filo perimetrale. La presenza del filo comporta uno sforzo in più da parte vostra che dovrete creare un tracciato che il robot possa seguire durante la sua opera di falciatura, ma garantisce anche numerosi vantaggi. Innanzitutto, il filo perimetrale indicherà al robot quali aree evitare e quali no: capacità molto utile se volete salvare orto e fiori dalla tosatura.

In aggiunta, potrete delimitare le aree che vi interessa ripulire, e potrete creare un percorso per il robottino affinché possa ritornare autonomamente alla base per ricaricarsi.

Ultimo ma non ultimo, il cavo garantirà una navigazione più intelligente: non è raro che il robot senza filo vada ad urtare contro ostacoli imprevisti o contro i muretti che delimitano il perimetro del giardino, la presenza del filo perimetrale, invece, permetterà al vostro robottino di orientarsi perfettamente all’interno del giardino.